Tra splendide conchiglie, minerali fluorescenti e denti di dinosauro, il fossile di vongola artica (Arctica islandica), custodito nel nostro museo in una vetrinetta dedicata al Pleistocene, a volte passa un po’ inosservato.
Ma ormai lo sappiamo bene: i fossili non sono solo oggetti da esposizione; se si sa come prenderli raccontano storie e Arctica islandica ne ha di cose da raccontare!
Flashback dall’era glaciale
Arctica islandica è un mollusco bivalve dotato di una conchiglia di discrete dimensioni (supera tranquillamente i 5-6 cm in altezza) la cui parte superficiale (tecnicamente detta periostraco) si presenta di colore nero.
Vive attualmente nelle fredde acque dell’Atlantico settentrionale ma resti fossili di questo animale sono stati trovati nei paesi mediterranei (Italia compresa) all’interno di sedimenti di origine marina risalenti al Pleistocene (periodo che va da 2,58 milioni di anni fa a 11.700 anni fa).
Ebbene, il ritrovamento in sedimenti pleistocenici di un mollusco artico può significare solo una cosa: al tempo le temperature erano più basse di quelle attuali. Sappiamo infatti che Arctica islandica raggiunse il Mediterraneo durante il Pleistocene, periodo interessato da diversi eventi di glaciazione. A tutti gli effetti questo mollusco è un testimone dell’era glaciale!
Organismi di questo tipo vengono definiti “ospiti freddi”, mentre si parla di “ospiti caldi” per designare organismi tropicali introdottisi nel Mediterraneo in periodi di riscaldamento globale (sulla nostra pagina Instagram abbiamo visto qualche tempo fa il caso di Strombus coronatus a Rio Torsero).
Ma le peculiarità di questo mollusco non finiscono qui!
Matusalemme climatologo
Questi molluschi hanno una buona aspettativa di vita. Quanto? Beh, sappiate solo che nel 2006 venne trovato un esemplare (poi ribattezzato Ming) la cui età sarebbe stata successivamente stimata a 507 anni, rendendo Ming l’animale non coloniale più longevo di cui si abbia notizia!
Ed è anche in virtù di questa loro longevità che le conchiglie di questi molluschi vengono studiate per valutare le variazioni climatiche delle acque nel passato. Esatto, la vongola artica fa pure questo!
Come funziona? È una cosa un po’ complessa in verità ma vi basti sapere che con il variare delle temperature variano anche i rapporti tra gli isotopi stabili dell’ossigeno nei mari. L’ossigeno fa parte della composizione chimica dei gusci calcarei (come la conchiglia di un mollusco) ed ovviamente viene ricavato direttamente dall’acqua in cui il proprietario di tale conchiglia vive. Per cui, in poche parole, gli isotopi della conchiglia corrispondono a quelli dell’acqua in cui la conchiglia ha vissuto e rispecchiano le temperature al tempo.
Un animale provvisto di un guscio calcareo una vita così lunga per giunta “registrerà” le variazioni di temperatura avvenute in centinaia di anni!
Per fare un esempio: se avessimo una conchiglia di un animale vissuto dal 1600 al 2000, analizzando gli isotopi dell’ossigeno al suo interno potremmo ricostruire tutte le variazioni di temperatura avvenute nei 400 anni di vita del mollusco. Mica male, vero?
Bene, a questo punto, come al solito, non ci resta che invitarvi a farci visita e a conoscere di persona Arctica islandica e tutti gli altri fossili del museo.
Ognuno con la propria storia unica e meravigliosa!